giovedì 22 gennaio 2015

blocchi di cu(rs)ore

La visione di quella foto le fece male, tanto male.
Tutto venne a galla, e questa palla di piombo le si avvinghiò allo stomaco.
Zero reazioni, fu il corpo a parlare: cominciò ad espirare forte, dalle narici, come un toro senza scampo in arena. Ogni volta che sentiva quella fitta allo stomaco, cercava di buttar fuori. Come se in qualche modo la bile, impregnata di dolore, fuoriuscisse ad ogni spasmo, mischiata alla grossa quantità d'aria.
Esci fuori, ripeteva in mente, esci fuori, vai via.
Sarebbe uscito fuori, le sarebbe passato, come era sempre successo, ne era arrendevolmente certa. Ma adesso, adesso doveva in tutti i modi placare le convulsioni del diaframma.
La foto era bellissima, e questo lo sapeva, lei.
"Scorrerai come il cursore lungo la linea destra, e sarà la pagina che segue".

venerdì 16 gennaio 2015

Di posti mai viaggiati.

Portami con te, incastrami tra gli algoritmi di un bagaglio. Portami con te sul tetto del mondo. Portami con te tra le dune bianche, nelle mattine nere. Portami con te nel silenzio, che è frastuono, che ti grida e ti culla.
Portami con te nella pigrizia delle lancette. Portami con te negli occhi albini di zampe. Portami con te tra le tane di ghiaccio. Portami con te tra i rami grassi di cristalli. Portami con te nel vento che taglia. Portami con te nel cielo ingordo, e ubriaco di stelle.
Raccontami di cosa ti parleranno le aurore, le ascolterai? Ti ascolterai?
Raccontami il loro movimento delicato e (sc)ordinato, e guarda le istantanee della nostra storia imperfetta, piena di spifferi, e fottutamente nostra.
Portami con te tra girotondi di nuvole, nei coni nomadi, tra suoni dimenticati e (in)compresi. Portami con te negli spilli di note. Portami con te nei dialetti (im)pronunciati, nei sapori di silicone, nelle case giallo Lego. Portami con te, dove tu sei, nella tasca più piccola del petto, nella pancia, negli occhi.
Portami con te nel saluto, che è a(d)dio.
E se sarà abbastanza, lasciami lì
(e che ti sia più leggero il ritorno).





venerdì 9 gennaio 2015

Quando tornerai, non ci sarò, più.
Sarò a chiedere al mondo perché siamo stati così sciocchi. Perché abbiamo deciso di soffocarci. Perché abbiamo permesso alle ragioni personali di avere la meglio. Non eravamo forti abbastanza, e la paura ci ha sommerso.
Ora siamo lontani non so per quale ordine divino, ci cerchiamo nel mondo, perché non riusciamo a vederci a un palmo dal naso.
Se dovessi tornare, ti prego fallo solo per istinto, fallo perché é la pancia a chiederlo, fallo perché non ti basti, fallo perché ti manco, fallo perché ti completo.
E se così non fosse, non tornare, troverai la tua dimensione fra le braccia del mondo.
Quando tornerai ci saró, forse no.