Ogni viaggio ti lascia qualcosa dentro, ma da uno come
Zerocalcare una cosa così non te l’aspetti.
E forse è vero: queste sono cose
che ti cambiano, nessuno escluso.
Sono ancora scossa.
È un libro carico, dentro c’è tanto.
C’è la capacità di raccontare
la storia di tanti, di un popolo se ci pensi, vista con gli occhi di chi si
fida(va) solo di Rebibbia; c’è il sorriso che accompagna ogni libro di Michele,
una risata almeno te la devi fa, perché non è che per racconta’ le cose toste
devi per forza usare il metodo Barbara D’Urso;
c’è la geopolitica spiegata in un modo accessibile e comprensibile a tutti, ma
proprio a tutti, pure alla Sciura Maria, della quale mi parlavi; c’è il romanesco,
che per me è ‘na botta di vita, perché suona bene e perché è il mio modo di
restare aggrappata a quella realtà che tanto mi manca; ci sono quei volti, che
sembrano così simili al mio, e che in realtà lo sono, solo con più
cazzimma; c’è quel cielo generoso di stelle, che Michele è riuscito a far
parlare usando solo il bianco e il nero.
E poi ci sei tu.
Risparmio il giudizio tecnico, per decenza, la mia.
Un'ultima cosa: ho letto Zerocalcare e vorrò leggerlo ancora,
ancora una volta.