venerdì 2 marzo 2018

Come da tradizione: spunti sulla nuova creatura di Zerocalcare.

Si rinnova ancora una volta l'aperitivo a Rebibbia. E già così pare 'n ossimoro.
Giunta al quarto appuntamento con i libri di Michele Rech, la prima considerazione è: ma farli più leggeri, no? Questo Interrail narrativo, nella mia borsa, comincia a creare intoppi sui binari della spalla, ho un'età.
Veniamo al dunque, "Macerie Prime" non mi ha entusiasmata. Niente fuochi d'artificio stavolta, niente finale col botto, niente languorino nel voler assaggiare la pagina successiva.
C'è da ammettere che Zerocalcare con "Dimentica il mio nome" e "Kobane calling"aveva abituato i lettori ad una valanga incontrollabile di emozioni forti, spesso controverse; a iniezioni massicce di pensiero critico e spunti di riflessione, che ancora oggi spingono a far(ti) delle domande. Insomma, una bella dose di cose belle.
Stavolta Zerocalcare ci riassume a Rebibbia, a tempo determinato, raccontandoci cosa ne è stato di Sara, Katja, Deprecabile e Cinghiale, senza mai rinunciare all'immancabile ansia degli accolli.
Scazzi tra amici di sempre, che si trovano a dover fare i conti con la vita dei grandi, con i fallimenti e il senso di ingiustizia sociale.
Sarò cattiva e andrò contro l'amore (in)condizionato per Michele Rech e per i figliocci Bao, ma uffa! Già visto, già letto. Ci risiamo, Armadillo compreso. Solo dieci anni più in là. E non so se ho voglia di sapere come va a finire.
Calcare perdoname por mi critica loca, ma tant'è.
Dopotutto l'idea di ritrovarmi Secco come collega, mette ansia, ma fa pure sorridere, un po'.


Nessun commento:

Posta un commento