lunedì 24 novembre 2014

io che non sonno neanche un'ora accanto attè.

Più forte di me, non dormo.
Facciamo tutto, facciamo niente.
Caprioleggiamo, beviamo, giochiamo, parliamo, facciamo all'amore, ci stanchiamo, ci distruggiamo, ci corichiamo,
ma no. Poi non dormo.
Stremata, sfinita, sfatta, sfitta. Ma niente, niente sogno.
È così  fin da quando mi è successo di convivere letti.
Ho sempre avuto, in merito, delle idee abbastanza insolite, ma in fin dei conti semplici:
condividiamoci spazi, condividiamoci baci, condividiamoci corpi.
Il sonno no, quello è soltanto mio.
Con gli anni ho imparato a fingere bene. Complice anche lo spirito gorettiano del non facciamo pigliare collera. Ogni volta che mi capitavo nel condividere la notte con persone, amici colleghi o amanti, fingevo di appisolarmi.
In effetti sì, mi isolavo, per bene. Ero lì, ma vigilmente sola, e sveglia.
Gli altri dormivano, io riposavo gli occhi.
Il sonno è n'altra cosa.
Il mio sonno è abbandono, pieno, totale, pregno.
È resa, è accettazione, è raccoglimento, è accoglimento, è approvazione.
È fiducia. Appunto.


https://www.youtube.com/watch?v=d8FVfC9HStc

2 commenti:

  1. Sai cosa? Mi piace perché mi interessa e mi fa pensare.

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