venerdì 19 dicembre 2014

pane e ossimori

E gnente, alla fine è capitato anche a me, di essere felice. Sì.
E non so quanto durerà, una decade, un mese, un equinozio, non lo so. Ma è così, ora.
Lui mi è sorriso. Non è difficile capire il perché.
Siamo due bambini maturi: consapevoli e folli, seri e idioti, sprovveduti e cauti, affamati e pieni, attenti come falchi e ciechi come talpe.
Siamo un ossimoro, siamo due ossimori, infiniti ossimori, insieme. Navighiamo, ci sguazziamo negli ossimori, ma a noi piace così.
Semplice.
Chi l'avrebbe mai detto? Io disillusa all'inverosimile, lui cinico nel midollo. Eppure, abbiamo deciso:
ci proviamo, poi si vedrà.
(Ah, come diceva quel tale: scrivo quando sono triste; quando sono felice, esco. Quindi perdonate, ma io ora vo')




in pic: Maria Abramovic & Ulay, "Imponderabilia", 1977.





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